CRITICA - giacomosusco

GIACOMO SUSCO
artista
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  CRITICA
NOVITÀ E TRADIZIONE
Mimmo Di Benedetto

Formatosi in una famiglia di artigiani (padre e nonno falegnami), Giacomo Susco approfondisce le tecniche artistiche presso l’Isitituto d’Arte di Corato, che frequenterà affinando un bagaglio tecnico già avvezzo alle difficoltà del legno e della materia. Sin da giovanissimo piega le sue idee, la sua concezione della forma e del colore, nel solco di una tradizione (quella dell’intarsio) che da alto artigianato diventa vera e propria forma d’arte, donandole una singolare autonomia di linguaggio. Di fatto, nel suo variegato percorso (che abbraccia il disegno, la pittura, la pirografia, la scultura su legno), c’è la volontà di mettere e di mettersi in discussione, per scrivere e riscrivere, secondo un preciso e personalissimo alfabeto, una specifica formulazione artistica, reinventando di volta in volta, partendo dalle regole dell’intarsio, tutta una gamma di visioni che abbracciano l’universo che ci circonda. Nulla sfugge al suo sguardo: ipotesi di danza e figure materne, abbracci amorosi, geografie vere ed inventate, ricami di ascendenza barocca proiettati verso prospettive futuristiche, composizioni geometriche e reinterpretazioni della storia dell’arte. Tutto viene inglobato dalla fantasia del giovane artista pugliese per rivelarsi nella novità delle sue opere, una novità che viene dal passato. Il nuovo di Susco proviene da un mestiere rigorosamente tradizionale: la grande lezione di stile dell’artista è quella di aver creato, attraverso la reinvenzione, una poetica che pur essendo del tutto innovativa non rinnega la sapienza dei padri e anzi, se ne giova. La sua modernità sta nel non rompere col passato, cercando piuttosto di farlo rivivere nella contemporaneità. Tecnica ed invenzione, rigore e sentimento, stanno alla base di ogni creazione di Giacomo Susco che sperimenta, attraverso una metodologia appropriata e coerente, un linguaggio fecondo e rivelatorio.
LA METAMORFOSI
Franco Bulfarini

Radica di olmo, noce, ulivo, betulla, sono i materiali lignei che compongono l’immagine dello scoglio, su cui siede in posa solenne ed ammaliatrice una Sirena (creature queste immaginarie, dal capo all’ombelico con corpo di fanciulla e per il resto di pesche, con tanto di squame e coda, che emergevano secondo il mito da gorghi, ed essendo di bellissimo aspetto ingannavano i naviganti allettandoli con i loro canti, cui era impossibile resistere come racconta l’Odissea e l’incontro di Ulisse con tali esseri nel poema omerico). Nell’opera l’ammaliatrice Sirena appare sola in primo piano ed è resa con incarnato chiaro in legno d’acero e nelle parti d’ombra in ciliegio, producendo un buon equilibrio compositivo nell’eccellente resa del rapporto chiaroscurale. L’immagine si conclude con lo sfondo in noce Tanganika. Bastano questi elementi tecnici per capire la complessità dell’opera, ed il lavoro retrostante reso possibile all’artista che ne è stato esecutore, grazie ad anni di esperienza nel campo dell’ebanisteria. Le difficoltà tecnico esecutive sono ben superate dal nostro artista Giacomo che conosce il legno a menadito e che tende a voler far emergere nelle sue opere per mezzo dell’abilità artigiana, come tale prettamente tecnica, un diverso slancio interiore che coinvolga corpo e mente su di un profilo artistico di maggiore libertà operativa e creativa. Egli ci rende un’immagine di donna Sirena, forte e fiera, a suggerirne la padronanza dei mari anche con il suo porsi di vedetta, in attesa di fare la sua parte secondo il mito. Una Sirena che pur seduta si erge fiera sullo scoglio della vita e guarda lontano verso luoghi della mente come tali metafisici, mirando all’ignoto di cui pure essa è parte. Un mito che trasdotto per immagini in quest’opera nell’oggi mi sento di dire che non cerchi il confronto con l’Odisseo avventuriero, più facile suggerire barconi di disperati che solcano i mari ammagliati da ben altre sirene come gli scafisti. Dunque un’opera dalla doppia lettura forse oltre l’intendo dell’autore? Certamente quest’opera è atipica, non solo per la tecnica esecutiva non appannaggio di tutti, ma per la resa del soggetto nelle sue forme e caratteristiche: una Sirena ritratta in posa composta che non si nasconde, che lascia intendere uno slancio di positività e che più che provocatrice appare ai miei occhi protettrice. Una sirena ripresa in solitudine ma fiera di essere davanti al nostro sguardo indagatore, di farsi scorgere facilmente, forse per richiamarci alle nostre stesse solitudini, ma anche responsabilità, e di certo volendo attivare le nostre paure, ricordandoci che siamo tutti marinai confusi nelle onde alte della vita, che siamo tutti soli, e tutti sempre nel nostro percorso cerchiamo all’orizzonte lo sguardo di altri esseri di cui catturare l’attenzione, con cui condividere moti d’animo e speranze. Un’immagine simbolo di ieri riemergente oggi e che nell’oggi guarda già al domani, lo scruta pur da lontano per cercare di comprendere il destino nostro e degli altri, dell’umanità tutta posta fra disperazione e la speranza che ci sia una via d’uscita, alle tante oscurità del momento. Questa Sirena pare possa guardare ad un mondo solidale e rinunciare a trarre beneficio dall’inganno e dalla menzogna. Una Sirena che pare non voler confonderci o abbagliarci, o non lusingare chi la osserva, ma che parrebbe voglia indicare una via per il ritorno ad Itaca, per poter sfuggire ad altre mostruose e fin troppo edite altre Sirene, quelle che tristemente nuotano nei gorghi dei nostri mari oggi retti da profonda inciviltà ed ingiustizia.
LA METAMORFOSI | 2009, intarsio, cm 64x111
IL VOLO DEL FALCO | 2015 intarsio, cm 68x110
WOMAN BEACH | 2008, intarsio, cm 53x81
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Salvo Nugnes

A dare l’idea che su di una tavola di legno sia stata dipinta con un tratto morbido, simile a quello che si trova nelle antiche carte orientali, un’elegante donna in un abito dai colori sgargianti è la raffinata tecnica a intarsio di Giacomo Susco. Prendendo come modello l’incedere aggraziato di una ballerina in punta di scarpette, apportando un’aria retrò al carattere dell’opera, in “La Brasiliana” l’artista dimostra tutta la sua maestria e passione per un’arte che fa vivere il legno di emozioni.
LA BRASILIANA | 2015, intarsio, cm 130x75
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Salvo Nugnes

Nelle sue creazioni Giacomo Susco rivela la sua grande maestria nell’arte dell’intarsio. Linee dolci e colori brillanti si concentrano per dare forma ad una Natività di natura semplice, priva di orpelli. Le venature danno risalto ad ogni singolo tipo di legno usato e quindi a ciascuna parte del simbolo che viene a comporsi. L’immediatezza con cui si percepisce l’immagine del pannello dimostra, perciò, la coesione di ognuno degli elementi. La presenza di alcune particolarità nel materiale scelto connota il pezzo di ulteriori dettagli (ad esempio occhi, bocca, capelli, ecc.), che apportano maggiore profondità e movimento alla composizione. Ciò che ne emerge è, dunque, una sensazione di raccoglimento, di unione armoniosa.
LA NATIVITÀ | 2017, intarsio, cm 91x66
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Nuov@galleria by Gherasim

Nonostante la giovane età è da considerarsi come un maestro della tecnica dell’intarsio e dell’intaglio. Ha sollevato dal mondo dell’artigianalità una tecnica antica portandola allo stato dell’arte.
LA BALLERINA | 2013, intarsio, cm 115x160
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Da "Nuova Arte" / Mondadori/
Giuseppe Possa

L'intarsio che è realizzato accostando minuti pezzi di legno dai colori diversi veniva impiegato nella decorazione di cofanetti, cassoni, porte, mobili e in rivestimenti vari. Oggi, più che altro, è impiegato per creare quadri stupenti ed è su questa linea che si muove Giacomo Susco.  Egli, accorto nella scelta dei materiali per la marcatura di cromie, luci e ombre, propone opere particolari e di energica scansione formale.  Da abile certosino, compone figure, astrazioni e strutture geometriche che assumono asimmetrie visive precise, in un disegno moderno, sostanziato da una tecnica personale e da una bravura che sta nel riuscire a rendere nei lavori la profondità e il movimento, attraverso una giusta scelta e  disposizione dei legni, in base a tinte e venature.
COMPLESSITÀ DINAMICA | 2017, intarsio, cm 61x109
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Salvo Nugnes

Giacomo Susco crea emozioni con i suoi intarsi ed è quello che fa anche con “Sguardi opposti”. Due profili di sesso opposto si incontrano al centro, puntando in direzioni, come suggerisce il titolo, opposte. L’uomo è rivolto verso la parte sinistra e alta della tavola, la donna verso il basso della destra. Tuttavia, pur se divergenti, le due figure si incrociano, divenendo l’una parte dell’altra, commutando pelle e sensi in un abbraccio coinvolgente.
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Spoleto Arte

Giacomo Susco rende dei semplici pannelli delle opere d’arte, dimostrando con essi il processo a cui li sottopone la mano dell’artista: la trasformazione che vede divenire il materiale un simbolo, un segno intangibile di comunicazione. L’artista
gioca con il chiaroscuro in maniera tale da mettere in evidenza le venature dei differenti tipi di legno.
IL RITRATTO DEL PROFESSOR WÜRTH
REALIZZATO CON I SUOI PRODOTTI

Giacomo Susco, classe XX, è un'artista di Andria che da generazioni vive nel settore della falegnameria. Il legno e l'arte sono la sua passione da quando era piccolo. Una passione trasformata in professione con la Scuola d'Arte e in una carriera costellata da riconoscimenti, successi e opere d'arte che popolano la galleria d'arte nel centro di Andria, la città pugliese racchiusa dalle cinte murarie. All'età di 20 sviluppa uno spiccato interesse verso l'intarsio, tecnica che fonda le sue radici dall'ordine dei monaci Certosini, diffuso in Italia tra il XIV e XV secolo, che trae lo stile decorativo da stilemi di origine arabi e musulmani. "L'intarsio è una tecnica che si realizza innestando in una base di legno massello elementi decorativi di materiali diversi, generalmente lignei, pretagliati e sagomati in modo da combaciare perfettamente con l'incasso della base in cui verranno alloggiati. Questa tecnica ottocentesca si usa per decorare mobili antichi e io l'ho rivisitata in chiave moderna: mi piace creare opere d'arte che sposano l'antico e il moderno in un gioco armonico." Artista di oltre 35 opere d'arte, ha scelto di realizzare un quadro dedicato al Prof. Dr. H. C. Mult. Reinhold Würth. “Mio padre è un cliente Würth da molti anni e ho sempre seguito con interesse la vita del Professore, apprezzando il suo spiccato interesse per l'arte. La mia opera è un simbolo di stima e ammirazione verso la sua persona, ciò che ha creato e il suo importante contributo nel campo dell'arte." Per realizzare l'opera, l'artista ha dapprima creato il disegno definitivo del lavoro su una carta da lucido, in modo da avere il progetto dell'opera in cui sono ben distinguibili i singoli tasselli che la costituiscono. Ogni tassello è stato realizzato separatamente riportando il relativo disegno dalla carta lucida alla listra di materiale assegnato. Quindi ha ritagliato con un seghetto a traforo e si realizzato le tessere del disegno, che si riportano sull'asse di legno massello per tracciarne i contorni con la matita. Infine ha preparato lo scasso che ospita i tasselli, con scalpelli e sgorbie e ha inserito gli elementi nei relativi alloggiamenti. "Ho unito la mia passione con l'ammirazione che provo per il Professor Würth, realizzando la sua opera esclusivamente con i prodotti Würth, come colla, ....
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(Barletta-Andria-Trani)
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